" Eravamo ormeggiati nel porto di Bolobo, a 330 chilometri da Kinshasa, costretti a fermarci lì per un controllo militare.
Io ero in cabina a prendere appunti sul mio taccuino di viaggio, quando la porta si aprì ed entrò un soldato armato di fucile automatico.
Indossava una canottiera gialla e pantaloni mimetici.
Alla sua cintura erano agganciate diverse bombe a mano.
Aveva una faccia piccola e tonda, la fronte bassa, e i suoi occhi navigavano in un umidore giallognolo di alcol e marijuana.
Sorrideva, mostrando i denti radi sotto la peluria dei baffetti.
Mi si sedette di fronte, posando l'arma sul tavolo con la canna rivolta verso di me". (segue ....)
Javier Reverte
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